Letizia’s Blog


Ottavo blogoincarico: “Ancora sui social networks”

Facebook sì o Facebook no? Questo è il dilemma! Purtroppo viviamo in una realtà che rappresenta l’apoteosi del chiacchiericcio, quindi Facebook non può non farne parte; basta non avere pretese e prenderlo per quel che è, ovvero una perdita di tempo, un modo per passare il tempo in mancanza di meglio. Ritengo che non sia possibile trovarvi una qualche minima utilità, Facebook piace così tanto perchè è inutile, se cambiasse pelle perderebbe sicuramente la propria popolarità.

“La potenzialità fondamentale degli strumenti di social networking è quella di facilitare enormemente le connessioni con persone animate da interessi simili nel resto del mondo”: purtroppo tali interessi risultano perlopiù rivolti verso ciò che è vuoto ed insignificante, ciò che comunque non arricchisce affatto la mente, anzi cerca di impoverirla. Finchè continueranno ad esistere i programmi della De Filippi, per fare un esempio scontato, Facebook vivrà e si moltiplicherà! Finchè non sarà la mentalità collettiva a cambiare, così come l’atteggiamento che abbiamo verso il mondo esterno, saremo costretti a subire ovunque e comunque l’inutile chiacchiericcio, sia online che offline.


Settimo blogoincarico: “Delicious”

Prima dell’assegnazione di questo compito non avevo mai sentito parlare di Delicious, il sistema di Social Bookmarking che consente di memorizzare e condividere in Internet i propri bookmark, ovvero i cosiddetti preferiti. Il Social Bookmarking, una sorta di segnalatore sociale di siti web, è una pratica diffusasi recentemente, che da la possibilità di organizzare la proporia visione della rete ed i suoi innumerevoli contenuti: è stata dunque trovata una soluzione al “problema” della sovrabbondanza di informazioni che è possibile trovare in rete, la cui ricerca richiede sicuramente molto tempo e delle volte si rivela innefficace.

Grazie a Delicious si può facilmente scoprire qual’è il sito web più consultato (conseguentemente si presuppone essere un ottimo sito web) e con le informazioni più utili relative all’argomento selezionato: i risultati proposti sono già stati sperimentati e visitati da altri utenti, che in pratica hanno già svolto gran parte della ricerca! Ulteriori vantaggi sono dati dalla possibilità d’immagazzinare i propri bookmark tramite qualsiasi computer, aggiungendo i siti preferiti sul web invece che sul proprio browser: è come avere sempre con sè i propri preferiti! Delicious alleggerisce la mente e l’agenda, semplifica la vita!.. Se ci avessero presentati prima! In passato mi sarebbe sicuramente stato molto utile (per esempio durante la preparazione della tesi), comunque meglio tardi che mai!


Sesto blogoincarico: “What does it mean to be connected”

Dimmi come ti comporti online e ti dirò chi sei! Essere connessi è qualcosa che ha a che fare con l’atteggiamento che abbiamo nella vita reale, con il modo in cui ci relazioniamo agli altri, con il nostro approccio alla conoscenza del mondo basato prevalentemente sull’introversione o sull’estroversione.

Le sette abitudini di persone altamente connesse (ricettività, seguire il flusso, essere connessi, condivisione, RTFM, cooperazione, essere se stessi) di cui parla Stephen Downes, ricercatore specializzato in online learning, new media, pedagogia e filosofia, dovrebbero far sempre parte della vita di un individuo, di quella online e di quella offline. Condivisione, apertura nei confronti degli altri, disinteresse per il proprio tornaconto personale, empatia, comprensione, propensione all’autocritica ed autenticità sono qualità innate e se presenti nella vita di un individuo si mostreranno tanto offline quanto online. Per una persona introversa, ad esempio, è difficile rapportarsi ed aprirsi agli altri e tali “difficoltà” si manifesteranno anche quando connessa.

Le abitudini di cui parla l’autore dell’articolo riguardano un modo di vivere la propria esistenza e le relazioni interpersonali: si tratta di una visione assolutamente positiva ed altruistica, ma che non può essere insegnata. Quelli di Downes sono consigli per la vita, sopratutto per quella offline, consigli di un maestro, di un filosofo, oltre che di una persona altamente connessa.


Quinto blogoincarico: “Facebook”

Facebook, il popolare sito di social network fondato il 4 febbraio 2004 dal diciannovenne Mark Zuckerberg, ha raggiunto i 170 milioni di utenti. Iscriversi sembra diventato quasi obbligatorio. Disse un iscritto ad un non ancora iscritto: “Non sei su Facebook? Allora non sei nessuno!”. Non mi sono mai particolarmente interessata ai vari strumenti di networking sociale, ma con Facebook è stato un incontro inevitabile. La prima volta che ne ho sentito parlare è stato nell’ottobre del 2008 e da allora non ho sentito parlare d’altro! Per circa due mesi ho tentato di evitare il contagio, ma alla fine ho ceduto ed il 13 dicembre 2008 mi sono iscritta.

Fortunatamente l’uso che ne faccio è molto limitato, ci sono persone per cui Facebook è diventata quasi una droga! Ogni tanto chiacchiero con gli amici, vado a curiosare tra i gruppi ed i vari profili, sopratutto di persone perse di vista da anni. Rimango comunque molto diffidente e preferisco non pubblicare nulla, dal momento che i contenuti pubblicati (fotografie, video, commenti) sono proprietà del sito, che è libero di rivenderli e trasmetterli a terzi e di conservarli anche dopo la cancellazione degli utenti.

Il fenomeno Facebook è esploso in Italia di recente (nell’estate del 2008) ed è stato come un’onda che ci ha travolto, ma ritengo che sia destinato a ridimensionarsi presto (sopratutto se non sarà più gratuito), il tempo necessario a quest’onda per infrangersi e tornare indietro.


Quarto blogoincarico: “PubMed”

PubMed è un database bibliografico gratuito, contenente informazioni sulla letteratura scientifica biomedica dal 1949 ad oggi, per un totale di 18 milioni di riferimenti bibliografici derivati da circa 5300 periodici biomedici: vista la mole di materiale disponibile è  consigliabile sapere chiaramente cosa cercare! Rispetto ad una ricerca condotta su un generico motore, una banca dati offre numerosi vantaggi nella qualità e nella quantità dei risultati ottenibili: il valore scientifico delle informazioni è garantito dalla selezione umana dei contenuti condotta da qualificati comitati scientifici.

Per non perdersi l’utente deve conoscere le strategie per il recupero dell’informazione e PubMed mette a disposizione vari servizi di supporto alla ricerca nella banca dati: operatori boleani, Limits, Preview/Index, History e Clipboard sono solo alcuni esempi. Per impostare una ricerca per parole chiave si consiglia l’utilizzo di Mesh di Medline, il vocabolario di termini controllati utilizzati per rappresentare in forma sintetica i soggetti dei documenti.

A causa dell’alto costo di mantenimento, la maggior parte delle banche dati è consultabile solo a pagamento; PubMed costituisce un’importante eccezione, una risposta al problema della distribuzione gratuita delle pubblicazioni scientifiche ed una preziosa risorsa per gli addetti al mestiere. Per i profani vi è una sezione, Consumer Health, di facile consultazione. PubMed dimostra che non esistono più barriere alla conoscenza! Che fine farà il medico di famiglia?!


Terzo blogoincarico: “Bound by Law”

Nel fumetto “Bound by law” gli autori James Boyle, Jennifer Jenkins e Keith Aoki affrontano un tema tanto attuale quanto complesso, quello relativo alle limitazioni e agli ostacoli posti dalla legge sul copyright alla creatività artistica. La vicenda di Akiko mostra chiaramente la contraddizione interna a tale legge che, nata anche per incoraggiare le persone alla creatività, impedisce di fatto l’espressione di quest’ultima a causa delle eccessive limitazioni che impone; è difficile liberare la creatività in un mondo dove tutto è controllato.

Un segnale di cambiamento e di modifica ad una legge così poco attuale è dato dal cosiddetto principio del fair use, una clausola legislativa presente nel Copyright Act statunitense, che stabilisce la lecita citazione non autorizzata o l’incorporazione di materiale protetto da copyright sotto alcune condizioni. Anche in Italia vi è un’apertura in tale direzione ed è doveroso aggiungere un FINALMENTE, visto che il diritto d’autore è disciplinato prevalentemente da una legge del 1941: la modifica legislativa approvata solo nel dicembre del 2007 consente “la libera pubblicazione su Internet, a titolo gratuito e senza scopo di lucro, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico“. Dopo troppi anni qualcosa si muove nella direzione giusta, ma per arrivare a liberare davvero la creatività da imposizioni legislative così rigide (basti pensare che “i diritti di utilizzazione economica dell’opera durano tutta la vita dell’autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte“), la strada pare essere ancora molto lunga.


Primo Blogoincarico: “A vision of students today”

Dov’è finito il caro vecchio libro di testo? E l’insegnante alla Louanne Johnson (Pensieri pericolosi, 1995) capace di trasmettere passione per il sapere? Dovremmo realmente rassegnarci all’idea che quell’approccio all’insegnamento sia ormai superato e poco efficace?

Il gioco del “tirare avanti” senza far niente di cui parla Michael Wesch, antropologo culturale della Kansas State University, è sempre esistito, sono cambiati semplicemente gli strumenti con cui i “ragazzi/e” si distraggono durante i corsi: gli Sms e Facebook hanno preso il posto dei bigliettini passati sotto banco. L’odio per la scuola, l’apatia ed il disinteresse degli studenti e dei professori non dipendono nè dai muri creati tra l’interno dell’aula scolastica ed il mondo esterno, nè dallo scarso utilizzo delle nuove tecnologie da parte di un vecchio sistema accademico.

La soluzione del problema che oggi affligge l’istruzione è molto più semplice (non facilmente risolvibile) e riguarda il rapporto DIRETTO tra insegnante ed alunno (è ridicolo che vi siano quattrocento studenti per un singolo professore!) ed è a questo che bisognerebbe pensare, non a quali ed ulteriori strumenti introdurre, come portatili, cellulari ed i.Pod, per creare tale rapporto. Sono necessari i fuochi d’artificio e le stravaganze multimediali del professor Wesch per catturare l’attenzione e l’interesse delle nuove generazioni? A mio avviso bastano le parole per scuotere una mente, perlomeno con chi ha veramente voglia d’imparare.


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